Sono passati vent’anni da quando lanciai la proposta, per primo in Italia, di costituire un museo monografico per Giorgio de Chirico (v. “Il Giornale dell’Arte”, aprile 1994). L’idea non era campata in aria, poiché avevo preso diretta conoscenza di tutto il lascito della vedova del maestro
alla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, da lei stessa creata nel 1986. Ebbi l’incarico, subito dopo la scomparsa di Isabella Pakszwer de Chirico, quale funzionario della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, di procedere alla ricognizione inventariale, a norma di legge, di tutte le opere di de Chirico allora conservate nella casa dell’artista, oltre quelle che, in minima parte, figuravano alle pareti dell’appartamento sito in Piazza di Spagna, 31, oggi casa-museo-atelier.
Resomi conto, quindi, dell’ingente quantità di dipinti, sculture, disegni, incisioni, lito, minisculture e gioielli (multipli in bronzo e argento), non potei fare a meno di maturare l’idea che tutto questo enorme patrimonio (ancora pressoché sconosciuto alla grande maggioranza del pubblico) dovesse costituire un museo monografico, così come ne esistono per altri illustri maestri italiani del Novecento, e penso a Manzù, a Mastroianni, a Burri, a Marini, tanto per citare i nomi più noti.
Si dirà, furono gli stessi artisti che in vita avevano provveduto alla creazione del loro museo. È vero: né de Chirico, per il suo essere egli stesso l’incarnazione metafisica del museo, né la vedova che, sia pur concretamente volle la Fondazione con il compito precipuo della divulgazione dell’opera del suo illustre consorte, ne avevano considerato la possibilità. Nello statuto della Fondazione si legge, infatti, all’art. 1 che le finalità sono la conservazione della raccolta e della sua documentazione, la prosecuzione della catalogazione, scelta antologica per esposizioni, promozione di mostre e convegni, l’individuazione delle opere autentiche; cose che codesta Istituzione regolarmente svolge con continuità.
Nulla per quanto riguarda la formazione di un museo vero e proprio.
È da questa premessa che è nata due anni orsono l’Associazione Amici di Giorgio de Chirico, di cui ampiamente ha dato conto la stampa, ma giova ricordare, ancora una volta, la sua ragione d’essere,
come recita l’art. 2 del proprio Statuto: “L’Associazione ha lo scopo di porre in essere ogni e qualsiasi iniziativa per la realizzazione di un museo monografico al centro di Roma e, successivamente, sostenere e affiancare l’iniziativa realizzata”.
La Fondazione Giorgio e Isa de Chirico non è aliena dall’auspicare ed accettare l’idea che il sottoscritto, ripeto, per primo ha lanciato pubblicamente, come detto più sopra, venti anni fa. Ma la Fondazione, presa come giustamente è dal realizzare continuamente le finalità che sinteticamente
ho sopra elencato, non ha i mezzi necessari, né le risorse per costituire un siffatto museo monografico.
Ecco quindi l’intervento dell’Associazione Amici di Giorgio de Chirico, sostenuta moralmente e culturalmente da tante illustri personalità romane e non romane, intesa a riunire soggetti istituzionali e privati, che possano finalmente rendere concreta la formazione del museo monografico intitolato all’inventore della pittura metafisica. Dell’importanza di questa scoperta del maestro che , come è
noto, risale al 1910, non c’ bisogno di dire, tanta la letteratura che la riguarda, e di cui demmo conto nel Convegno dello scorso anno, insieme agli illustri relatori presenti (v. sito www.associazioneamicidigiorgiodechirico.it, alla voce Convegni).
Devo necessariamente premettere che l’entusiasmo mostrato da tutti coloro che ci sostengono e dai rappresentanti delle istituzioni che abbiamo avuto l’onore di incontrare in questi anni di lavoro è inversamente proporzionale alle difficoltà pratiche di realizzazione di un simile ambizioso progetto condiviso innanzitutto dal Sindaco di Roma Capitale, Onorevole Ignazio Marino, che ha accettato in una pubblica cerimonia al Caffè Greco (il Caffè frequentato molto spesso dall’illustre artista) la qualifica di “Socio Onorario” della nostra Associazione, consentendoci di interloquire con i soggetti tecnici dell’Amministrazione Comunale, al fine di individuare una locazione degna e idonea per l’eventuale museo.
Gli spazi che l’Associazione avrebbe individuato come possibile locazione, purtroppo, non sono stati dichiarati disponibili, e mi riferisco a una porzione di fabbricato dell’ex caserma di via Guido Reni, per la parte prospiciente il MAXXI; poi una ex fabbrica primo-novecentesca al numero 80 di via Flaminia (confinante con via Mariano Fortuny), poco distante da Piazza del Popolo; infine l’ex Convento di Santa Teresa in via San Francesco di Sales, già caserma in corso di cessione da parte dello Stato, a pochi passi dall’Accademia dei Lincei, e non molto distante da San Francesco a Ripa, dove sono conservate le spoglie del grande artista.
La più recente proposta avanzata dai tecnici del Comune di Roma Capitale, è stata quella riferita al grande edificio denominato Palazzo ex Lattanzio (via Teano, quartiere Pigneto, in corso di qualificato sviluppo dell’area romana), adiacente ad un Istituto Tecnico.
Pur se architettonicamente accattivante, come ha rilevato il Professor Architetto Franco Purini, all’Associazione non appare consono per accogliere le opere del maestro, in una zona così decentrata (la centralità di Roma e il domicilio di de Chirico è stata esaltata dallo stesso artista nelle sue Memorie:
“Dicono che Roma sia il centro del mondo e che piazza di Spagna sia il centro di Roma, io e mia moglie, quindi si abiterebbe nel centro del centro del mondo, quello che sarebbe il colmo in fatto di centrabilità ed il colmo in fatto di ntieccentricità.”
Tuttavia non è da escludere che nel Palazzo ex Lattanzio possa sorgere un “Museo della Metafisica”, come annunciato alla stampa dal Sindaco Marino; e, in questo caso, ci sarebbe la disponibilità dell’Associazione a fornire un progetto di museo laboratorio-didattico-virtuale dell’opera di de Chirico, finalizzato ad accogliere opere di giovani artisti, ispirati dalla pittura metafisica.
Inoltre esiste una pregiudiziale della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico sulla eventualità di fornire in comodato “di buona parte delle opere di sua proprietà”, aggiungendo “anche ai fini della collocazione territoriale, sarebbe opportuno che la localizzazione del Museo non sia troppo distante dalla sede della Fondazione…” (lettera del Presidente della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico del 25 giugno 2011, inviata al sottoscritto); l’Associazione, riunita nel suo Comitato, ha dichiarato di condividere questa posizione che deve essere giustamente rispettata. In una successiva lettera del 31 ottobre 2011 lo stesso Presidente della Fondazione ha scritto: “Mi auguro che riuscirai anche sulla base del mandato conferitoTi dalla scrivente Fondazione a trovare uno spazio per l’auspicato Museo dedicato a Giorgio de Chirico”. Tale volontà della Fondazione stata ulteriormente espressa nel corso di un’intervista a cura di Flavia Matitti dal titolo “De Chirico avrà il suo museo – Nasce a Roma un movimento di opinione per ottenere uno spazio a lui dedicato” (L’Unità del 4 marzo 2013), laddove, sempre il Presidente ha affermato: “…la Fondazione allorché sarà creato l’auspicato Museo pubblico intitolato a Giorgio de Chirico, e come già avvenuto per la Gnam, sarà ben lieta di dare in comodato un cospicuo numero di opere tra quelle che essa possiede, creando così una sinergia con la Casa-Museo di Piazza di Spagna”
In conclusione, agli amici che ci seguono, alla stampa e al pubblico, possiamo comunque confermare che, anche se le difficoltà sono tante, l’Associazione intende proseguire il delicato lavoro per il fine che ci è proposto, ed è già motivo di soddisfazione l’aver incontrato tante figure istituzionali e non, incluso il nostro Ministro dei Beni Culturali, Onorevole Dario Franceschini, che segue l’evolversi della nostra avventura, nel segno della tutela e valorizzazione e conservazione del notevole (554 opere) patrimonio relitto, tuttora per la maggior parte conservato (da oltre un ventennio) in un caveau di sicurezza alla periferia della Capitale.
Mario Ursino